Annullamento della seduta del Gran Consiglio e ripresa delle attività economiche: due pesi e due misure?

Il PS è deluso dalla decisione di annullare la seduta di Gran Consiglio prevista per il prossimo 4 maggio, una decisione pericolosa dal profilo democratico e incomprensibile alla luce della prevista riapertura delle attività economiche.

Seppur comprendendo le motivazioni di natura sanitaria e legate all’età avanzata di alcuni deputati, il Partito Socialista Ticino esprime il proprio disappunto in reazione alla decisione dell’Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio ticinese di annullare la seduta parlamentare prevista a partire dal 4 maggio 2020. Pur riconoscendo che la priorità debba essere la salvaguardia della salute pubblica, il PS reputa che sarebbe stato possibile procedere comunque alla seduta parlamentare, trovando una sala più adatta, garantendo il rispetto della distanza sociale e delle misure di igiene accresciuta. In numerosi altri Cantoni, così come per la Berna federale e in Stati a noi vicini, è stato possibile trovare soluzioni che consentissero di poter riprendere o mantenere l’attività parlamentare, componente fondamentale per il funzionamento democratico delle istituzioni.

Anche in una situazione d’emergenza come quella che stiamo vivendo, è fondamentale che il Parlamento possa continuare la propria attività, pur con modalità diverse dal solito, a garanzia della separazione dei poteri e per il buon funzionamento della democrazia. Anche il legislativo deve infatti avere la possibilità di fare proposte ed esprimersi sulle misure adottate dal Governo, le quali ormai non concernono neppure più la pura gestione dell’emergenza sanitaria ma sono sempre più orientate al rilancio economico, con conseguenze anche a medio-lungo termine. Non si tratta di analizzare o rivedere le misure sanitarie decise dagli esecutivi cantonale e federale, ma il legislativo non può restare inattivo trattandosi di discutere e vagliare le misure da adottare per affrontare la crisi sociale che la pandemia sta portando con sé.

In particolare questa decisione è incomprensibile se paragonata alla volontà espressa dal Consiglio federale di lasciar riprendere le attività economiche: quali reali ragioni di sicurezza e protezione giustificherebbero l’impossibilità di svolgere dal 4 maggio 2020 la seduta del Gran Consiglio, quando la Confederazione ha deciso la riapertura di alcuni settori economici per il 27 aprile? Fra noi politici, pochi o nessuno sono epidemiologi; possiamo porre interrogativi, ma dobbiamo tutti far capo ad esperti per avere buone risposte. Resta il fatto che la decisione dell’Ufficio Presidenziale appare contraddittoria e lascia intendere una visione secondo due pesi e due misure: perché chi lavora deve al più presto tornare ad esporsi al rischio del contagio, mentre la classe politica dovrebbe star chiusa in casa o in ufficio? Le misure precauzionali previste per i lavoratori non sarebbero altrettanto efficaci per consentire, in sicurezza, una seduta parlamentare?

Forse non è troppo tardi per rivedere questa decisione. Il Partito Socialista Ticino auspica in ogni caso una ripresa quanto più celere possibile dei lavori parlamentari e lancia un appello alle altre forze politiche del Paese per favorire una adeguata ripresa dei lavori a livello istituzionale.

 Laura Riget e Fabrizio Sirica, copresidenza PS
Ivo Durisch, capogruppo

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