Cifre nere del Consuntivo macchiate di rosso

Il Partito Socialista ritiene che l’avanzo d’esercizio di 80,4 milioni del Consuntivo non debba essere ridotto freddamente alle cifre contabili, ma valutato alla luce dei risparmi che hanno fortemente ridotto la politica familiare, conducendo a delle dolorose conseguenze per molte persone, costringendole anche all’assistenza sociale: dei tagli che non risulta fossero necessari, ma imposti attraverso una situazione finanziaria dipinta in maniera catastrofica.

L’avanzo d’esercizio di 80,4 milioni di franchi per il Consuntivo 2017, di 114,1 milioni migliore rispetto ai 33,7 milioni di deficit preventivati, può apparire come una notizia positiva dal punto di vista dei conti del Cantone che suscita tuttavia anche preoccupazione e l’amaro in bocca riguardo alla via con cui questo risultato è stato ottenuto. Se da un lato sono state registrate delle entrate straordinarie, dall’altro non va affatto dimenticato che queste cifre nere sono state ottenute anche attraverso 3 anni di risparmi sulla politica familiare e i sussidi cassa malati che hanno inciso negativamente sulle condizioni di vita delle fasce più fragili della popolazione. Tagli per 50 milioni di franchi che hanno ridotto ai minimi termini la politica familiare, in particolare gli assegni integrativi e per la prima infanzia (AFI/API).

Le cifre nere del Consuntivo non possono perciò essere lette senza tenere conto delle conseguenze negative per moltissime persone di questi risparmi, molto più ampie e dolorose di quanto previsto e che non devono essere freddamente ridotte alle cifre contabili. Questo rigore contabile ha imposto una sofferenza a moltissime persone su cui è indispensabile interrogarsi. Il diritto ai soli assegni famigliari integrativi è stato tolto a 526 beneficiari, mentre le famiglie che percepiscono l’assegno di prima infanzia sono passate in soli due anni da 713 a 399.

Una politica che ha costretto molte persone all’assistenza sociale, la quale registra un dato allarmante: più di 8’100 persone ricevono questo aiuto sociale dello Stato.
A fronte dell’avanzo d’esercizio registrato bisogna chiedersi seriamente se sia stato indispensabile imporre un peggioramento delle condizioni di vita e questo tipo di sofferenza a così tante persone che già di per sé sono confrontate con dure difficoltà e che vivono in condizioni fragilità.

La povertà è in aumento in Svizzera, come dimostrato dai recenti dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica, tocca ben 615’000 persone con un tasso di povertà che è passato dal 7 al 7,5%. Una situazione allarmante soprattutto per il nostro Cantone poiché la povertà colpisce più del doppio delle persone rispetto al resto della Svizzera, con un tasso che oltrepassa il 17%.

Da un Dipartimento dell’economia competente è legittimo attendersi che sappia preventivare almeno l’ordine di grandezza delle entrate straordinarie, come quelle che hanno portato a un risultato di oltre 110 milioni di franchi migliore rispetto a quanto previsto. Alla luce di quanto avvenuto è quindi legittimo chiedersi se la situazione finanziaria non sia stata volontariamente esagerata dal profilo negativo sia a preventivo sia nell’ambito della manovra finanziaria di risparmio, dipinta in modo catastrofico per imporre dei tagli non necessari ma molto dolorosi, in virtù del freno al disavanzo. Una tecnica, questa, che permette di generare un avanzo a consuntivo, ovvero un “tesoretto” con cui i partiti di maggioranza cercano ora di motivare degli inutili e ingiusti sgravi fiscali alle persone molto facoltose e alle grandi aziende.

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