La fine dei privilegi pensionistici dei consiglieri di Stato è arrivata

È stato pubblicato il rapporto del 6 ottobre 2020 della Commissione della gestione sull’iniziativa popolare “Basta privilegi per i consiglieri di Stato”, consegnata da PS e dal Sindacato VPOD con oltre 7’800 firme. L’eccellente rapporto redatto da Anna Biscossa, Boris Bignasca, Samantha Bourgoin, Bixio Caprara, Giorgio Fonio e Paolo Pamini rappresenta un punto di convergenza notevole sul fatto di affiliare i consiglieri di Stato alla Cassa pensioni cantonale. A questo punto il rapporto dovrebbe facilmente ricevere il via libero nella seduta parlamentare di ottobre.

È un passo storico per il Ticino, perché la maggioranza di centrodestra del Parlamento cantonale in passato si è sempre rifiutata di cambiare il sistema di vitalizio all’italiana dei consiglieri di Stato, che mescola la previdenza professionale e le indennità di buona uscita. Il Gran Consiglio aveva infatti respinto nel 1989 e nel 2006 due iniziative parlamentari, la prima di Pietro Martinelli e la seconda del sottoscritto, che chiedevano di assoggettare i consiglieri di Stato alla cassa pensioni cantonale.

Il regime pensionistico attuale, che costa un occhio della testa all’erario cantonale, finirà pertanto con la cessazione della carica degli attuali membri del Governo. Ovviamente anche le prestazioni garantite dal regime attuale agli ex membri del Governo e ai loro superstiti continueranno ad essere erogate.

Va chiarito che lo scopo dell’iniziativa popolare “Basta privilegi per i consiglieri di Stato” era di eliminare questo regime previdenziale borbonico e non di ridurre lo stipendio netto ai consiglieri di Stato, come equivoca qualche eterno demagogo scontento, che vorrebbe lanciare il referendum (Referendum per cosa? Per mantenere il sistema attuale? Assurdo).

Giustamente il rapporto della Commissione della gestione mantiene lo stipendio netto dei futuri consiglieri di Stato allo stesso livello: 229’000 fr. I 277’000 fr di onorario lordo di un consigliere di Stato corrisponderanno a 6,5 volte lo stipendio minimo iniziale nel Cantone, ossia 43’000 fr annui, che dovrà essere certamente rivalutato nei prossimi anni per arrivare ad almeno 48’000 fr.

Di fatto lo stipendio effettivo attuale di un consigliere di Stato, se si considerano le prestazioni pagate al 100% dalle casse cantonali, valeva perlomeno il doppio di quello lordo: il rapporto tra stipendio massimo e minimo nello Stato era quindi di circa 11 volte (appena sotto la soglia dell’iniziativa popolare federale 1:12). Non vi è dubbio che in termini di equità la riforma pensionistica per i consiglieri di Stato sarà nettamente migliore della situazione attuale. E questo anche se si considera che a partire dal 2015 ai consiglieri di Stato venne detratto un 9% di contributo provvisorio in attesa della riforma pensionistica odierna: un contributo legalmente difficile da incastrare nel vecchio sistema pensionistico, che verrà restituito secondo quanto stabilisce il rapporto commissionale. Ciò fa pure gridare allo scandalo gli eterni demagoghi scontenti, che vorrebbero lanciare il referendum, perdendo di vista l’enorme passo avanti fatto con questa riforma. Assurdo.

Fare referendum contro questa riforma pensionistica vuol dire non essere mai disposti a trovare una maggioranza politica per cambiare le cose e vuol dire mantenere l’attuale ingiusta e superata normativa sulle pensioni dei consiglieri di Stato, che si trova solamente in cinque altri Cantoni!

Salvo autogoal referendari assurdi la fine dei privilegi pensionistici dei consiglieri di Stato è arrivata. Lunedì 1. aprile 2019 venne consegnata l’iniziativa popolare lanciata dal Partito socialista e dal Sindacato dei dipendenti dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD Ticino. Nella sessione del 19 ottobre 2020 il Parlamento ticinese varerà la riforma di legge con il sostegno di ben 6 partiti presenti nella Commissione della gestione. È un lasso di tempo ragionevole, quello che intercorre per una volta tra il deposito di un’iniziativa popolare e la decisione parlamentare! Vanno ringraziati tutte e tutti coloro che si sono impegnati nella raccolta firme per l’iniziativa popolare del 2019: con loro e con le cittadine e i cittadini che hanno firmato l’iniziativa popolare abbiamo raggiunto un traguardo storico per il Ticino.

Raoul Ghisletta, granconsigliere e segretario VPOD Ticino

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