La società e l’economia devono poggiare sulla forza della solidarietà – discorso di Roger Nordmann

La pandemia che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova l’umanità. Ovunque, il lutto e la malattia colpiscono i popoli. Il mondo sta attraversando tempi bui. Permettetemi di esprimere qui, a nome del Partito socialista, le nostre più sentite condoglianze alle famiglie dei defunti. Auguro una buona guarigione anche alle persone che oggi combattono la malattia, sia in Svizzera che nel mondo intero. Speriamo che tornino presto in piena salute. 

Prima di fare il punto sulla situazione e guardare avanti, vorrei esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che, esponendosi  a un grande rischio, hanno curato i malati e fatto funzionare la società: personale infermieristico, medici, addette e addetti alle pulizie, postini, autisti, agenti di polizia, venditori e venditrici, controllori  delle FFS, educatrici ed educatori della prima infanzia e molti altri. Molte persone si sono impegnate a fondo nonostante le circostanze difficili, come gli insegnanti. Da un giorno a l’altro hanno dovuto dimostrare grande flessibilità e capacità organizzativa  per garantire la continuità dell’insegnamento a distanza. Vorrei anche ringraziare tutti i funzionari pubblici che hanno lavorato giorno e notte per mettere in atto i piani di assistenza sanitaria ed economica con una rapidità fenomenale. Infine, naturalmente, vorrei ringraziare tutte le persone del settore privato, sia che abbiano dovuto rinunciare temporaneamente alla loro attività sia che, al contrario, l’abbiano continuata  in condizioni non sempre ottimali. Vorrei ringraziarli tutti.

La Svizzera è stata colpita in modo abbastanza  duro dal coronavirus, con un inizio molto violento dell’epidemia. Tuttavia, le successive misure adottate dal Consiglio federale hanno permesso di ridurre il contagio da un picco di 1500 nuovi casi al giorno a meno di 200 casi al giorno. Siamo riusciti a evitare una catastrofe negli ospedali grazie al fatto che tutti hanno dato il meglio di sé, ognuno nella sua sfera di competenze e al suo livello d’azione.. Infine, il Consiglio federale ha adottato misure di sostegno economico a breve termine,  commisurate alle necessità. Vogliamo ringraziarla per questo.

Salute ed economia non sono in contraddizione

A questo punto, permettetemi di sfatare un luogo comune:  non dobbiamo scegliere tra salute ed economia. Il tentativo di metterli l’uno contro l’altro è del tutto assurdo. L’economia può andare bene solo se l’epidemia è sotto controllo. Affermare che siano state le misure sanitarie di controllo dell’epidemia a scatenare la crisi economica è assurdo. È la malattia e la paura di essa che scatena la crisi economica. E le misure di protezione contro l’epidemia gettano le basi per la ripresa economica.

La sinergia tra i due obiettivi è evidente: le misure di sostegno all’’economia a breve termine, come il lavoro ridotto, le agevolazioni per il credito e le indennità di perdita di guadagno, aumentano la fiducia della popolazione e consentono di combattere l’epidemia in modo più efficace. Grazie alla rapidità delle misure economiche adottate e naturalmente alla disciplina della popolazione, la Svizzera è riuscita relativamente bene a gestire questa prima ondata dell’epidemia. In questo modo ha gettato le basi per potersi preparare alla ripresa dell’economia in buone condizioni.

Naturalmente, dovremo rimanere molto vigili nei prossimi tempi per riuscire  a soffocare un’eventuale riaffiorare dell’epidemia. Questa strategia di contenimento è essenziale se si spera di tornare a una vita economica e sociale più o meno normale. La fine di un’ondata epidemica assomiglia alla fine di un incendio boschivo. È imperativo rimanere attenti per evitare il riaccendersi dell’incendio o dell’epidemia. Respingiamo pertanto con fermezza tutte le mozioni volte ad accelerare in modo avventato l’allentamento delle misure precauzionali.

Prosperità e clima vanno di pari passo

C’è una seconda falsa contraddizione: quella che alcuni cercano di costruire tra economia e protezione del clima. Questa idea è un’aberrazione, in particolare se ragioniamo a lungo termine, perché se distruggiamo le fondamenta fisiche della nostra esistenza – e questa è purtroppo la strada che stiamo seguendo – la prosperità non sarà più possibile. Ma è altrettanto sbagliato a breve termine. È assurdo credere che, con una crisi economica, una disoccupazione di massa e un impoverimento diffuso, si possano proteggere in modo sostenibile le risorse naturali. In queste circostanze accadrebbe l’esatto contrario, cioè una corsa globale incontrollata alle ultime risorse.

Signore e signori, l’unica strada sensata da percorrere è quella di coniugare la ripresa economica con la tutela delle risorse naturali, in primo luogo, naturalmente, il clima. Ciò significa salvaguardare il tenore di vita delle persone e accelerare gli investimenti nella transizione climatica ed ecologica. E questo è un fatto positivo, perché la ristrutturazione degli edifici, la produzione di energia rinnovabile e l’ammodernamento dei trasporti consentiranno di compensare, almeno in parte, il prevedibile indebolimento dei mercati di esportazione.  Riteniamo che un piano di ripresa basato su questi settori sia essenziale per contrastare la crisi economica.

E nelle misure di salvataggio, invece di cementare le cattive abitudini, si dovrebbero prendere le giuste direzioni. Per questo motivo, abbiamo proposto di condizionare il salvataggio del settore dell’aviazione a dei requisiti  di protezione del clima. In realtà, dobbiamo mettere in discussione alcune pratiche economiche. Possiamo constatare che oggi le vie di approvvigionamento più brevi non solo sono più rispettose dell’ambiente, ma anche molto più sicure.

In questa prospettiva, sarà fondamentale sostenere l’economia locale, in particolare nei settori dell’albergheria, della ristorazione, del turismo, della cultura e del tempo libero. Per questo motivo abbiamo proposto che ogni persona in Svizzera riceva un buono di 200 franchi da spendere per queste attività.  Generare entrate è il modo migliore per salvare queste attività. Se non ci occupiamo della domanda interna, molte aziende andranno in bancarotta, il che alla fine ci costerà di più.

Forte sostegno al potere d’acquisto e agli investimenti

Vorrei chiarire: per rimettere in moto l’economia è necessario che la Confederazione si indebiti. Ma non fare nulla per risparmiare alla fine costerebbe molto di più! Finiremmo non solo con una disoccupazione alta, ma anche con un pesante debito, perché il gettito fiscale crollerebbe per anni! Dato il livello negativo dei tassi di interesse, sarebbe davvero stupido.

Anche se il Consiglio federale ha reagito abbastanza bene per preservare il tessuto economico e il potere d’acquisto, vediamo ancora tre leve molto importanti per agire:

  1. In primo luogo, nel caso di lavoro ridotto, fino al salario mediano deve essere garantito il 100% del salario e non solo l’80%. Vorrei sottolineare in questa sede che il 44% delle persone toccate dal lavoro ridotto sono nella categoria dei bassi salari e solo il 7% in quella dei salariati.
  2. In secondo luogo, si deve evitare un aumento dei premi dell’assicurazione malattia, poiché questi divorano il potere d’acquisto. La soluzione migliore sarebbe quella di applicare immediatamente la nostra iniziativa popolare che chiede di limitare i premi dell’assicurazione malattia al 10% del reddito familiare.
  3. In terzo luogo, non si deve permettere che il finanziamento della crisi eroda in modo permanente il potere d’acquisto. Questo è ciò che accadrebbe se l’IVA o i contributi previdenziali venissero aumentati.

A nostro avviso, invece, una parte della crisi dovrebbe essere finanziata da un fondo alimentato da un lato dalle riserve della Banca nazionale e dall’altro da una tassa di solidarietà temporanea sui redditi elevati, sui patrimoni molto consistenti e sulle eredità di oltre 10 milioni di franchi. A lungo termine ciò significa che è importante spostare il peso della crisi su chi se lo può permettere. Questo è il presupposto per una ripresa economica costruttiva, equa e sostenibile. Un tale recupero è a sua volta un prerequisito per un’inversione di tendenza positiva.

Alcuni dogmi da rivedere

Infine, se questa crisi ha un solo merito, è che mette in discussione alcuni dogmi che guidano la nostra società da 30 o 40 anni. Il primo dogma da gettare nell’oblio è l’antistatalismo primario, l’ossessione di voler  far dimagrire gli servizi pubblici e quella per la liberalizzazione a tutti i costi. In una crisi grave come quella che stiamo vivendo, ciò che salva la società e l’economia è la forza dello Stato, la forza della collettività, la forza della solidarietà. Dove l’economia privata sta crollando, il servizio pubblico resiste.

Il secondo dogma è l’idea che la retribuzione rispecchi  il merito. La maggior parte delle persone che ho ringraziato all’inizio di questo discorso sono purtroppo quelle con i lavori meno pagati. Non sorprende che spesso si tratti di lavori in cui le donne sono la stragrande maggioranza. Questo deve essere ricordato e queste disuguaglianze devono essere strutturalmente corrette.

In conclusione, vorrei ricordare la natura globale di questa crisi. Da soli  non saremo in grado di controllare questa pandemia. A livello europeo, abbiamo bisogno di una stretta collaborazione a tutti i livelli.  E fa molto piacere  vedere quanto questa solidarietà si sia rafforzata nel corso delle ultime settimane. A livello globale, i paesi più poveri hanno bisogno del sostegno dei paesi più ricchi per far fronte alla pandemia. In particolare, sarà necessario uno sforzo scientifico globale per trovare trattamenti e, si spera, un vaccino, che dovremo poi rendere accessibile a tutti. Grazie per l’attenzione.

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