Una riforma necessaria ma non così squilibrata

di Manuele Bertoli
Consigliere di Stato PS

La cosiddetta Riforma della fiscalità delle imprese III, che affrontando finalmente la questione dei privilegi tributari delle società holding e analoghe aggiunge inopportunamente un importante sgravio fiscale per l’economia, farà mancare alle casse pubbliche cantonali e comunali parecchi milioni. Per conseguenza saranno le politiche sociali, della formazione, dell’ambiente, dell’economia, della sicurezza, del personale pubblico eccetera, a pagare questa nuova fattura salata. È per queste ragioni, quale membro di un Governo cantonale consapevole delle risorse necessarie per sostenere i bisogni della popolazione e delle aziende, che non la posso appoggiare.

Una riforma è necessaria, perché gli sconti alle aziende a fiscalità speciale sono dei privilegi che nessuno più vuole e che finalmente dobbiamo superare. Ma una simile riforma può essere fatta senza far perdere alla collettività molti milioni, purché ci sia la volontà di farlo. Una volontà che a Berna non solo manca, ma che addirittura porta il consigliere federale Maurer a minacciare tagli importanti nei conti della Confederazione in caso di vittoria del no («Schweiz am Sonntag» del 15 gennaio). Perché questa reazione, invece di prendere atto del fatto che se il pacchetto fosse respinto bisognerà semplicemente ripresentare una proposta meno squilibrata dal profilo delle risorse perse? L’uscita di Maurer la dice lunga su come da noi spesso vengono trattate le riforme che toccano la fiscalità. Spesso, molto spesso, accanto all’aspetto di cambiamento di sistema, la maggioranza di centro-destra coglie l’occasione per aggiungere un alleggerimento fiscale, quasi sempre a favore di cerchie che non ne hanno bisogno. E spesso proprio questo aspetto non necessario diviene il pomo della discordia. È già accaduto in tema di fiscalità della famiglia, di fiscalità dell’alloggio, ma in queste occasioni il popolo ha capito il problema e ha rinviato le cose a Berna affinché fossero ripresentate con maggior equilibrio. Anche in vista del voto del 12 febbraio le cose stanno così. Certamente il passaggio da una fiscalità delle imprese a una fiscalità unica per tutti deve comportare dei cambiamenti, ma non è necessario accentuare significativamente la competizione al ribasso (o al massacro) tra Cantoni e tra Comuni, che inevitabilmente avrà forti ripercussioni sulle finanze pubbliche cantonali e comunali.

La Svizzera nel suo insieme è fiscalmente competitiva, può offrire buoni servizi alle aziende, ma questo è possibile se le risorse per le politiche determinanti per la popolazione non vengono sottratte senza necessità. Anche il WEF di Davos quest’anno discuterà della necessità di ridistribuire la ricchezza creata, perché senza una corretta ridistribuzione le tensioni si acuiscono e ciò non va bene nemmeno per l’economia. Un no a questa Riforma III il 12 febbraio andrebbe proprio in questa direzione, esprimendo chiaramente l’idea secondo cui la riforma va fatta, ma non con questi contenuti.

*pubblicato dal Corriere del Ticino

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