Io sono fiero di essere socialista. Questa definizione mi permette di condividere valori comuni con molte altre persone e nel contempo non mi preclude di avere e potere esprimere liberamente le mie opinioni personali. A volte anche diverse da quelle ufficiali.

Difendo con tutte le mie forze la convinzione che la diversità è un’inestimabile ricchezza. Nella società, nella scuola e anche all’interno di un partito. Dobbiamo quindi essere prudenti ad appiccicarci delle etichette uno con l’altro. Etichette spesso anacronistiche, figlie del secolo scorso oppure, ben peggio, etichette che ci affibbiano i nostri avversari politici.

La propaganda anti-socialista è potente in Ticino. Per esempio, ho recentemente passato buona parte di un dibattito televisivo, non solo ad argomentare il mio pensiero e le mie posizioni, ma soprattutto a smontare i pregiudizi degli altri che mi mettevano in bocca parole e posizione da me mai espresse e nemmeno mai condivise. L’impressione è che appena possono, gli avversari politici approfittano per spiegare a tutti cosa pensano i socialisti e quanto siano “pericolosi”, chiaramente in chiave propagandistica estremamente negativa.

Questo ci costringe a stare spesso sulla difensiva. E basta un risultato elettorale alle Cantonali per renderci insicuri. Dimenticando completamente, ad esempio, la grande vittoria di quattro anni orsono alle Federali. Dobbiamo avere più coraggio! E promuovere con energia ed orgoglio le nostre idee e le nostre proposte concrete.

Sulle casse malati, ad esempio: siamo gli unici che da decenni indichiamo la via di una cassa malati pubblica unica con premi proporzionali al reddito. Adesso sembra che in molti altri ci stiano pensando. Perlomeno in campagna elettorale. Bene. Ricordiamo però ad alta voce che in realtà noi ci siamo battuti da sempre per una cassa unica.

Nessuno se lo aspettava, ma nel giugno scorso più del 47% dei ticinesi non era d’accordo con l’inutile regalo fiscale alle famiglie più benestanti. Eravamo da soli a raccogliere le firme e da soli a difendere questo referendum prima del voto. Gli “altri” ci deridevano e dicevano che la nostra era una partita persa. Abbiamo forse dubitato un attimo. E abbiamo sbagliato. Perché è vero che alla fine abbiamo perso, ma avremmo potuto davvero farcela con più convinzione.

Partiamo tuttavia da questo 47% abbondante per affrontare a testa alta, uniti nella diversità, le Elezioni federali del 22 ottobre.

Riconquistiamo insieme tre seggi a Berna!

Articolo di Danilo Forini apparso sul NOI di settembre 

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