Resoconto Comitato cantonale del 17 aprile – Votazioni del 19 maggio: indicazioni di voto

Il Comitato cantonale tenutosi il 17 aprile presso la Casa del Popolo a Bellinzona, ha presentato un programma denso e molto interessante. Il Comitato è stato aperto con l’analisi della direzione riguardo alle elezioni cantonali 2019 e una discussione.
All’ordine del giorno gli oggetti sottoposti a votazione popolare il 19 maggio 2019, su cui il Comitato ha sostenuto le seguenti indicazioni di voto:

– Presa di posizione sulla proposta di semaforizzazione del piano di Magadino: Vota No

– Presa di posizione sulla RFFA: Libertà di voto

Legge federale del 28 settembre 2018 concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (RFFA) (FF 2018 5105);
– Presa di posizione sulla direttiva EU armi
Decreto federale del 28 settembre 2018 che approva e traspone nel diritto svizzero lo scambio di note tra la Svizzera e l’UE concernente il recepimento della direttiva (UE) 2017/853 che modifica la direttiva UE sulle armi (Sviluppo dell’acquis di Schengen) (FF 2018 5159)
:Vota Sì

– Presa di posizione sull’iniziativa cantonale “Giù le mani dalle officine”: Libertà di voto

 

Ricordo di Claudio Bernasconi
Il Presidente Igor Righini, prima di aprire i lavori, ha ricordato il compagno Claudio Bernasconi, deceduto a inizio aprile a cui il Comitato ha dedicato un momento di raccoglimento. Militante sempre disponibile per gli altri e presente, in particolare ai Comitati cantonali, Claudio mancherà a tutte e tutti noi.

Analisi del voto: un successo per il PS e per l’area Rosso-Verde
Igor Righini
ha aperto con l’analisi dell’elezione cantonale: ha evidenziato il successo del Partito nell’aver confermato il seggio in Governo, direttamente attaccato dal Plr, e la nostra forza in Gran Consiglio. Un successo, se si considera il contesto prima e durante la campagna. “La popolazione ticinese ha chiaramente indicato che vuole una voce di Sinistra forte in Governo e in Gran Consiglio. Un successo per il PS e per l’area progressista ticinese” ha affermato Igor Righini. In Parlamento abbiamo confermato i 13 seggi, nell’insieme l’area progressista si è rafforzata: i nostri avversari politici hanno perso consenso. Questo è di buon auspicio per il futuro, a partire dalle elezioni federali del prossimo autunno. Molto positivo l’aumento delle donne elette in Gran Consiglio passate da 22 a 31. 14 le elette nell’area progressista, di cui 6 del PS. Abbiamo presentato una lista che ha rispettato pienamente la parità, con una leggera maggioranza di donne. Parità che si ritrova nella nostra deputazione al Parlamento, per cui l’obiettivo è stato raggiunto. Righini si è rallegrato per la nuova generazione eletta al Gran Consiglio che saprà dare slancio al partito, felicitando Laura Riget e Fabrizio Sirica della GISO per la brillante elezione. Congratulazioni a Manuele Bertoli, per l’elezione e auguri di buon lavoro a capo del DECS, al Capogruppo Ivo Durisch, rieletto con il miglior risultato della lista. Ringraziamenti del presidente ad Amalia Mirante e Danilo Forini, non eletti, che hanno contribuito in modo decisivo a confermare il seggio in Consiglio di Stato. Grazie anche all’insieme delle candidate e candidati che, benché non eletti, con il loro impegno e la loro determinazione hanno partecipato attivamente al risultato. “Ci attendono le federali e un progetto di collaborazione politica d’area. Poi ad inizio anno prossimo entreremo nel vivo delle comunali. Avanti con coraggio e decisione. Siamo sulla buona strada. Con l’impegno di tutta la squadra PS-GISO, ad ogni livello, ognuno a fare la sua parte, cresceremo” ha concluso Igor Righini.

Giancarlo Nava è intervenuto per proporre di organizzare un incontro consacrato interamente all’analisi critica della campagna e del risultato con la partecipazione dei comitati regionali e delle sezioni al fine di affrontare al meglio i prossimi appuntamenti elettorali. Tiziana Mona ha evidenziato l’errore commesso dal Plr che attaccandoci direttamente ha, dal suo punto di vista, favorito il nostro risultato elettorale. Celestino Falconi ha chiesto se il risultato ottenuto sia stato dato più dalla storia del PS che da quanto fatto nelle ultime due legislature. Domande e approfondimenti accolti positivamente dalla Direzione, che ha informato come abbia già deciso di incontrare sezioni e regionali per un’analisi critica, che tenga conto anche degli aspetti positivi, della campagna elettorale e del voto. Righini ha anche evidenziato che all’attacco del Plr, abbiamo saputo reagire con intelligenza, ottenendo consenso.

 

No alla semaforizzazione del Piano di Magadino
La Granconsigliera Daniela Pugno Ghirlanda è stata la relatrice della posizione contraria al decreto sullo stanziamento di 3’300’000 franchi per la semaforizzazione sulla strada cantonale Camorino-Locarno. Decisione contro la quale è riuscito il referendum a cui il PS ha aderito lo scorso 3 gennaio. La decisione di semaforizzare questa strada cantonale non poggia su dati attendibili e non migliorerà né le condizioni del traffico né i tempi di percorrenza. A due anni dall’inaugurazione della galleria di base del Ceneri, questa decisione è incomprensibile e va contrastata. Per risolvere i problemi di mobilità bisogna investire nei trasporti pubblici, non in esperimenti come questo che sprecano importanti risorse. Il Comitato cantonale ha quindi confermato all’unanimità la decisione di gennaio, esprimendo un chiaro NO a questo decreto il 19 maggio.


RFFA – Riforma fiscale + Finanziamento AVS: per la libertà di voto
Oggetto federale in votazione il 19 maggio, la RFFA è stata al centro di un dibattito approfondito e appassionante. La RFFA è stata elaborata dopo il netto rifiuto del popolo alla Riforma III dell’imposizione delle imprese – contro cui ci siamo opposti con decisione – nel febbraio del 2017.  RFFA sostenuta dall’Assemblea delle delegate e dei delegati del PSS con due terzi di voti a favore.

Carlo Lepori, copresidente PS60+ CH e membro del Comitato direttore PSS, ha presentato le ragioni per il Sì alla RFFA, la posizione espressa dal PSS. Lepori ha evidenziato che con la RFFA verranno aboliti gli statuti speciali, contro i quali ci siamo sempre battuti. Un passo in avanti, riguarda anche la possibilità per le imprese di distribuire dividenti esentasse, introdotta con la RII-2. I dividendi esentasse distribuiti sono 1’000 miliardi, mettendo in grave difficoltà in particolare le casse dell’AVS poiché attraverso con questo sistema vengono distribuite retribuzioni su cui non vengono pagati contributi sociali. Con la RFFA si farà un passo in avanti riguardo a questa situazione che abbiamo sempre combattuto. La RFFA innalza l’imposizione dei dividendi al 70% per la Confederazione e al minimo al 50% per i Cantoni. Le imprese possono rimborsare agli azionisti le riserve da apporti di capitale esenti da imposta solo se distribuiscono dividendi imponibili di pari importo.
Con la Riforma III dell’imposizione delle imprese, la destra aveva esagerato con gli sgravi fiscali. Con la RFFA ci sono ancora, ma più limitati. Sono legati allo sgravio per i redditi ottenuti da brevetto (150%) o per la ricerca effettuata in Svizzera (50%). Nell’insieme non potranno superare il 70% dell’utile. Anche in questo caso, non è il massimo ma è un passo importante nella buona direzione. La Confederazione non concede sgravi alle imprese. I due miliardi di perdite complessive, si riferiscono a una diminuzione delle entrate per la Confederazione e a una stima degli effetti dell’adozione di aliquote piu? basse da parte dei Cantoni, cui la Confederazione verserà 1 miliardo per permetter loro di diminuire l’aliquota fiscale alle imprese, al fine di compensare la fine degli statuti speciali.

A una riforma fiscale accettabile, Carlo Lepori ha evidenziato che corrisponde un’ottima soluzione riguardo al finanziamento dell’AVS. A causa dell’invecchiamento della popolazione, l’AVS è in difficoltà. Il suo fondo di riserva di 44 miliardi è intaccato dalle perdite annuali di gestione della liquidità, causate appunto da maggiori uscite per le rendite. Tra le fonti di finanziamenti previste, quelle adottate dalla RFFA sono le più sociali. Evitano l’aumento dell’età di pensionamento, la riduzione delle rendite o l’aumento dell’IVA. La riforma prevede l’aumento dei contributi federali e quello dei contributi salariali, cui partecipano le imprese. Contributi che vedono pagare nettamente di più gli alti e altissimi salari, ma che con l’AVS non ricevono rendite oltre il tetto previsto.

Graziano Pestoni, Presidente USS-Ticino e Moesa, ha presentato al Comitato le ragioni per votare NO alla RFFA, secondo cui questa è una riforma che concede nuovi regali alle grandi aziende. Il mondo padronale, ha afferma Pestoni, «è riuscito a convincere una grande maggioranza del parlamento a sostenere una diminuzione delle tasse per le grandi aziende, facendo credere che si tratterebbe di un compromesso ragionevole in quanto gli sgravi fiscali sarebbero accompagnati da un versamento straordinario a favore dell’AVS. In realtà si tratta di una pessima soluzione per la popolazione e ha costretto i sindacati e alcune altre forze progressiste a ricorrere nuovamente al lancio del referendum popolare. RFFA che riduce le entrate fiscali, come la RIEIII poiché se da un lato sopprime gli statuti speciali, dall’altro riduce fortemente l’imposizione delle aziende che realizzano profitti. Costi stimati, secondo quest’ottica, a 5 miliardi di franchi che verranno a mancare. Colpiti saranno in particolare Cantoni e i Comuni, obbligati a sopportare le mancate entrate per cui, oltre a una pericolosa concorrenza fiscale, verranno a mancare risorse che favoriranno una diminuzione della quantità o della qualità dei servizi pubblici così come delle prestazioni sociali.

Pestoni molto critico anche sulla questione del finanziamento dell’AVS proposto col pacchetto. Un finanziamento sulle spalle dei salariati, che pagheranno più contributi e sui cui le imprese faranno ricadere i contributi a loro carico. In più, non c’è garanzia sulla rinuncia dell’aumento dell’età pensionabile né ci sarà un aumento delle rendite. In conclusione, quindi, una riforma considerata nefasta per la popolazione, frutto dell’avidità padronale che richiede una chiara opposizione al fine di ottenere un migliore risultato per la popolazione e per le casse dello Stato.

La GISO dice il No alla RFFA
Una riforma che non rispetta l’unità della materia né la libertà di voto, questo uno dei punti centrali dell’opposizione della Gioventù socialista alla RFFA. Gli obiettivi perseguiti con la politica fiscale, ha affermato Yannick Demaria, delegato della GISO. Da un lato si offrono sgravi fiscali alle aziende, che dovrebbero essere trattati per quel che sono e nell’insieme delle mancate entrate per le casse dello Stato, in particolare per i Cantoni e i Comuni. Una riforma, la RFFA che favorisce la concorrenza fiscale tra i Cantoni, nefasta per le risorse dello Stato, continuamente fatta pagare alla stragrande maggioranza della popolazione attraverso una politica di tagli e riduzioni delle prestazioni sociali. Delle ragioni, l’unità della materia e la libertà di voto riguardo a un pacchetto conformato da due materie distinte tra loro, che sono state motivazione anche per il no alla riforma fiscale cantonale, legata a doppio filo con una parte sociale cui la Conferenza cantonale del PS si è opposta l’anno scorso. La RFFA, per la GISO, è quindi un “ricatto antidemocratico e antisociale perché gli sgravi possono essere potenzialmente molto maggiori rispetto ai benefici previsti per l’AVS. L’AVS è un’assicurazione sociale che tutela in primo luogo i pensionati. Si tratta di un sistema frammentato che ha bisogno di essere riattualizzato su più livelli». L’AVS ha bisogno di una soluzione per il suo finanziamento, ma la GISO sottolinea che questa non può essere la RFFA.

La Direzione ha preferito non dare un’indicazione al Comitato poiché le due sensibilità espresse da Carlo Lepori e Graziano Pestoni erano presenti al suo interno: in questo senso ha preferito favorire il dibattito, anche perché è ancora presente quello avvenuto sulla riforma fiscale e sociale a livello cantonale. Il Comitato ha votato a favore della libertà di voto con 21 voti favorevoli alla libertà di voto, contro 16 voti per il no alla RFFA.

 

Sì alla legge sulle armi
Il Comitato cantonale ha preso posizione all’unanimità per il Sì alla revisione parziale della legge sulle armi, che ne prevede un inasprimento, in votazione il 19 maggio. La legge attua la nuova direttiva dell’UE sulle armi i cui stessi obiettivi sono perseguiti anche dalla Svizzera. L’obiettivo è la lotta all’uso delle armi per scopi criminali. Relatrice Martina Malacrida Nembrini, del PS Bellinzona, che ha presentato le ragioni a favore della legge. Le modifiche saranno minime e permetteranno unicamente di perseguire questo scopo. Il tiro sportivo, il tiro obbligatorio, l’attività di tiro in una società non sono minimamente messe a rischio. Le parti essenziali delle armi verranno contrassegnate, per un migliore controllo, anche del mercato nero, in cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino. Una cooperazione molto importante in termini di sicurezza. Alcune armi semi-automatiche, che permettono di sparare a raffica – le più utilizzate nei casi di terrorismo e banditismo – saranno sottomesse ad autorizzazione speciale. I tiratori e le tiratrici potranno continuare ad accedervi. Dovranno dimostrare, dopo 5 e 10 anni, di fare parte di una società di tiro o di praticare regolarmente il tiro sportivo. Non vengono introdotti test medici né psicologici né un registro centrale delle armi. Per i cacciatori non cambia nulla. Ciò che cambia con un migliore controllo è la diminuzione delle vittime. Dal 1999, quando l’attuale legge è entrata in vigore, le morti dovute alle armi sono calate da 460 a 200. Vittime che però sono ancora troppe e che grazie a questa revisione della legge potranno diminuire.

 

Iniziativa “Giù le mani dalle officine”: libertà di voto
Il 19 maggio siamo chiamati ad esprimerci sull’iniziativa “Giù le mani dalle officine”. Relatore contrario all’iniziativa il Granconsigliere Henrik “Bingo” Bang, il quale ha messo dapprima l’accento sul controprogetto all’iniziativa presentato dal PS e accettato dal comitato. Un controprogetto che non è stato accolto dal Gran Consiglio, ma che avrebbe permesso di superare l’iniziativa e di puntare alle attività attuali dell’Officina di Bellinzona (OBe) che le FFS non intendono integrare nel progetto di Castione. Bang ha ricordato che oggi la situazione non è più quella del 2008, quando le FFS prospettavano la chiusura dell’OBe e per cui c’è stato l’importante sciopero sostenuto dal PS. Un partner duro, le FFS, ha ricordato Bang, che però ha sottolineato come il progetto di Castione permette di garantire 200-230 posti di lavoro a lungo termine, oltre il 2026 e per 30, 40 anni. Se l’iniziativa dovesse passare, le trattative con le FFS ritornerebbero al punto di partenza, col rischio importante che le FFS rinuncino a questo progetto e partano dal Ticino. Invece di posti di lavoro supplementari, sarebbero allora messi a repentaglio questi posti di lavoro. Per il progetto nelle nuove OBe a Castione, il Cantone ha già stanziato 100 milioni, 20 milioni il Municipio di Bellinzona. Ritornare alla casella di partenza costituisce un rischio troppo importante. L’evoluzione del trasporto merci, la progressiva sostituzione delle locomotrici e del settore, in cui le FFS punteranno al leasing, fa sì che il progetto di Castione sia l’unico che garantisce dei posti di lavoro e non dev’essere messo a rischio con un’iniziativa superata, legata al contesto del 2008, non a quello attuale.

Di avviso contrario Ivan Cozzaglio, primo firmatario dell’iniziativa, che ha presentato le ragioni per il Sì. Secondo Cozzaglio il PS dovrebbe avere come principale interesse quello di salvare i posti di lavoro attuali, oltre 400 per la sola OBe a cui vanno sommati i lavoratori di Daro e Biasca. L’iniziativa “Giù le mani” permetterebbe, con il Sì, di mettere al centro dell’attenzione questo aspetto, con il sostegno popolare. Sorpreso Cozzaglio che il PS sostenga il progetto FFS, che non offre posti di lavoro sufficienti e che non sono garantiti. Evidenziata la mancanza di un business plan e di un preciso progetto industriale delle FFS che hanno comunque ottenuto 120 milioni di credito da Cantone e Municipio di Bellinzona. Un credito per cui dovrebbero essere richiesti un minimo di 400-450 posti di lavoro e la salvaguarda delle attività attuali che la OBe svolge con molta soddisfazione, ma che non sono previsti nella nuova Officina. Andrebbero perse competenze e un tipo di lavoro industriale che ha del futuro, e che verrà spostato in attività private o all’estero. Un’enorme perdita per Cozzaglio, il quale ha evidenziato che le FFS non hanno rispettato gli accordi presi dopo il 2008, sottoscritti anche dal Consiglio di Stato che però ora è passato oltre. Accordi che dovevano tutelare e salvare competenze e volumi di lavoro che mancheranno. Cozzaglio ha sottolineato che l’iniziativa non si pone contro il progetto di Castione, ma a sostegno per aggiungere quei contenuti non previsti oggi e che potranno garantire i posti di lavoro attuali alle OBe.

Manuele Bertoli è intervenuto, evidenziando come la legge su cui saremo chiamati a votare, poiché l’iniziativa era generica, non garantisca posti di lavoro, ma obblighi unicamente il Governo a riaprire delle trattative, non a concludere. Per questo considera l’iniziativa e la legge vuota di senso, perché basterebbe la non volontà di una delle parti di non portare in porto le trattative, per non ottenere nulla e ritrovarsi al punto di partenza, mettendo a rischio un progetto, quello di Castione, che oggi ha già delle garanzie giuridiche, determinate dai crediti, e che sta avanzando. L’iniziativa, ha detto Bertoli, si pone come “alternativa al progetto di Castione” e in questo senso rischia, in caso di Sì, di mettere a rischio il progetto e i posti di lavoro se le FFS decidessero di abbandonare.
Adriano Venuti ha invece sottolineato che l’iniziativa “Giù le mani” ha un senso per il consenso popolare che potrebbe ottenere e per questo ha sostenuto il suo sostengo. Solo un consenso popolare conseguente all’iniziativa potrebbe permettere di avanzare sui posti di lavoro che mancheranno, obbligando le FFS a ritrattare perché comunque non potrebbero rinunciare alla presenza su un territorio strategico importante e fondamentale per i trasporti sull’asse Nord – Sud. Per questo ha contestato la questione giuridica dell’iniziativa, concentrandosi sull’aspetto politico della stessa.
Werner Carobbio ha ricordato che la soluzione era il controprogetto del PS, che né il Gran Consiglio, né gli iniziativisti hanno accolto. Avrebbe permesso la soluzione agli aspetti superati dell’iniziativa, fatta quando si prospettava la chiusura delle OBe. Il fatto che l’iniziativa “Giù le mani” si ponga come “alternativa a Castione” è problematico e dimostra come non sia uguale al controprogetto del PS che avrebbe rappresentato una soluzione a cui i partiti di maggioranza in Governo avrebbero difficilmente potuto dire no, se fosse passato.
Alessandro Robertini, presidente del Regionale del Bellinzonese, ha sostenuto il Sì all’iniziativa, appoggiando gli argomenti di Cozzaglio e ricordando gli interessi privati di alcuni membri del comitato contrario all’iniziativa, i quali sono attivi nelle attività che attualmente si svolgono alle OBe ma che non saranno parte del nuovo progetto di Castione.

Il Comitato ha in seguito determinato la sua posizione, votando a favore della libertà di voto con 25 voti favorevoli e 13 per il Sì, il No è stato scartato alla prima tornata con 10 voti.

 

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