No all’aumento dell’età di pensionamento sulle spalle delle donne

Il Consiglio federale ignora le rivendicazioni della popolazione scesa in piazza e nelle strade di tutta la Svizzera: a sole tre settimane dallo Sciopero delle donne, la maggioranza di destra del Consiglio federale vuole aumentare l’età di pensionamento delle donne, portandola a 65 anni. Eppure le donne continuano a guadagnare meno rispetto agli uomini. Le loro rendite vecchiaia sono quindi nettamente più basse. È inaccettabile che le donne siano le uniche a pagare i costi della riforma dell’AVS. Le misure compensatorie previste sono tutt’altro che sufficienti. Il PS respinge perciò questa versione della riforma dell’AVS presentata dal Consiglio federale.

«Le donne continuano a subire discriminazioni salariali. Il principio “a lavoro uguale, salario uguale” è iscritto nella Costituzione quasi da 40 anni. Ridurre le loro rendite sarebbe un affronto inaccettabile», afferma la Consigliera nazionale friborghese Valérie Piller Carrard. «Con la riduzione delle rendite di un anno, le donne perderebbero ben 10 miliardi complessivi da oggi fino al 2030. Le misure compensatorie previste allo stato attuale coprono solo il 30% di questa perdita. È insufficiente». Invece di ridurre le prestazioni bisogna considerare l’aspetto finanziario di questa riforma.

Le donne lavorano principalmente nei settori in cui i salari sono più bassi e sono sottorappresentate nelle professioni con quelli più alti. Le lavoratrici in età avanzata subiscono discriminazioni sul mercato de lavoro e spesso devono smettere di lavorare contro la loro volontà. Molte donne si trovano inoltre in condizioni di pensionamento precarie. Sono 500’000 le donne che non hanno un secondo pilastro a causa di redditi insufficienti. Un’ulteriore disuguaglianza, non meno importante, riguarda il fatto che le donne svolgono gran parte dei compiti non riconosciuti e non remunerati quali la custodia dei bambini e la cura dei propri cari.

Il progetto di riforma dell’AVS del Consiglio federale, con mira ad aumentare l’età di pensionamento delle donne a 65, è fallito già tre volte: due volte per volontà popolare e una in Parlamento. Il fatto che il Consiglio federale avanzi ancora una volta questa stessa proposta col suo progetto AVS 21 non è solo un errore dal punto di vista della strategia politica, ma è anche un segno di disprezzo nei confronti della volontà popolare.

 

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